Oggi vorrei parlarvi un po di atteggiamento vincente, atteggiamento positivo.
Diciamo che sono un po il motivatore del gruppo 😛
Al di la della motivazione che per ognuno di noi può essere differente, chi lavora desiderando di non lavorare più nella vita, chi lavora per avere una rendita maggiore per poter togliersi degli sfizi, chi desidera migliorare la propria qualità di vita, chi vuole viaggiare, chi vuole più tempo per la famiglia ecc ecc. Come vedete le motivazioni sono tante, forti quanto basta per farti alzare il culo dalla sedia e metterti in azione.
Ma la motivazione da sola non basta serve anche atteggiarsi in modo vincente.
Si perchè se vi alzate al mattino con un motivo ma il vostro atteggiamento è scazzato, dubbioso, brontolone, difficilmente i risultati arriveranno. Bisogna cominciare ad essere ottimisti.
Bisogna cambiare attegiamento, dobbiamo trasformarlo nel giusto modo di pensare, porsi, atteggiarsi, considerarsi.
Pensare: è molto importante avere pensieri orientati al positivo non “possiamo permetterci” di evadere pensieri negativi sul lavoro che andremo a sviluppare nel quotidiano. Pensare positivo non significa andare in giro con il sorriso da ebete stampato sulla faccia, significa “credere fermamente” in quello che stiamo facendo oggi, domani, fra un anno. La vita è il 10% quello che ti succede e il 90% come ti comporti e pensi in base a quello che ti succede. Se pensate che “lavorare, lavorare, lavorare” sia la soluzione vi sbagliate di grosso. Il lavoro è azione ed è ok, ma il deviare i nostri pensieri verso il positivo è fondamentale nella buona riuscita di un progetto.
Pensate che tutti i più grandi uomini di successo non abbiano potenti pensieri positivi? Pensate che oggi siano felici solo perchè ormai hanno raggiunto il successo? Quale più grande errore fu mai commesso!
Tutti i più grandi nella storia raggiunsero il successo ancor prima di riceverlo. Avevano costanti pensieri positivi sul loro futuro. Non avevano alcun dubbio, loro ce l’avrebbero fatta!
Mio nonno una volta mi disse: Quando pensi di essere nella m….a e non sapere come uscirne… fermati dieci minuti e mettiti a pensare.
E aveva ragione!
Porsi: dobbiamo assumere una buona postura. Belli, eretti, fieri, sicuri e mantenere lo sguardo col prossimo.
E’ molto importante avere una buona postura, ci pone agli altri come persone forti, sicure, affidabili.
Vi immaginate se doveste essere in una situazione in cui i vostri problemi che vi stanno portando via la casa, li doveste affidare ad una persona molle, triste, che a mala pena regge lo sguardo. io personalmente no.
Le persone in certe situazioni, cercano sicurezza, conforto, un appoggio e voi dovete essere quello scoglio fermo che dia loro modo di attraccarsi.
Vi do una dritta: lo sapete che quando incontrate unapersona per la prima volta avete solo 4 minuti per far in modo quella persona si faccia una certa idea di voi. E quell’idea che si fa, a volte non è cancellabile in mesi o in anni.
Atteggiarsi: dobbiamo atteggiarci come vincenti, vivere da vincenti e otterremo il premio. L’atteggiamento è la parte antecedente, il nostro allenamento a ricevere per ciò che stiamo lavorando. non possiamo pretendere di diventare un leone se ci atteggiamo da gorilla. Prendete spunto dal leone, osservate come si muove, con quale eleganza e sicurezza ci guarda, con quale forza si impone. Copiamolo, forse oggi indossiamo il vestito del leone… ma man mano che continuiamo ad atteggiarci come leoni, diventeremo leoni. Il successo non arriva dal lavoro, il lavoro è un mezzo per avere successo. Se bastasse il lavoro, guardatevi intorno alle 8 del mattino, quanta gente va al lavoro? Il successo comincia dalla mente! Attegggiati da leone!
Considerarsi: dobbiamo cominciare ad avere un ottima considerazione di noi stessi…
Qui ti lascio riflettere. Tu come ti consideri?
Buono stralcio a tutti
WoW
10 Commenti. Nuovo commento
Anche meno di 4 minuti per lasciare la prima impressione !!
Certo, poi dipende da che combini. Ma statisticamente sono 4 minuti.
Condivido tutto! E’ davvero importante l’atteggiamento e il pensiero positivo.
boh….sarà cosi’ ma c’è in giro tanta gente scoglionata di successo e tanti superconvinti con le pezze al sedere…..se c’è una regola che ho imparato nella vita è che non ci sono regole…quelle le scrivono chi vende libri o fa corsi di PNL ( che dal mio punto di vista andrebbe proibita come le sostanze stupefacenti ). Quale è il segreto del successo? Non lo so ma credo che sia qualcosa che non possa essere ne omologato ne possa essere un vestito adatto a tutti. Sarebbe un argomento interessante da sviluppare….
Non so chi può essere scoglionato e avere successo. Cosa intendi per successo?
Io non intendo Grande fratello e quelle stronzate li.
Il successo è una cosa, la popolarità un altra.
Io credo di interpretare ciò che dice Dario:
ci sono persone di grande successo e potere che, se le vedi in giro, non gli dai un soldo bucato, tanto vanno dimessi e defilati, quasi trasparenti. Citerei un caso fra tutti: Enrico Cuccia.
Fu il padre-padrone della finanza italiana per più di 50 anni al vertice di Mediobanca, ogni grande azienda che voleva fare fusioni, accordi, joint venture, capitalizzazioni etc,.. doveva passare prima dal Banchiere, da Enrico Cuccia, che avallava o meno i vari progetti (che ti chiamassi Agnelli o Gardini ti dovevi rivolgere a lui).
Eppure se lo vedevi in giro era un ometto schivo, stava gobbo, non dava confidenze a nessuno, sembrava volesse sparire tanto era dimesso. Chi lo incontrava per strada pensava fosse un poveraccio, un povero pensionato. Invece quell’uomo all’apparenza così inerme era uno degli uomini più potenti d’Italia, fra i primi 5, se non addirittura il 1° in assoluto.
Altro esempio: a Genova abitava un signore che non amava apparire, girava con utilitarie, sembrava un qualunque pensionato di modeste condizioni socio-economiche. Quel signore si chiamava Giamba Parodi, imprenditore, proprietario delle quote maggioranza dei due più grandi acquedotti genovesi. Il De Ferrari Galliera ed il Nicolay. Pare avesse oltre ad una fortuna immobiliare anche montagne di titoli di stato.
Dario, per quel che posso avere capito dai post che ha inserito, é un uomo tutto d’un pezzo, uno che si é fatto da solo, uno che ha sempre combattuto a uomo e si é ritagliato il suo spazio in settori altamente competittivi.
Non ama i fronzoli e non ama adulare nessuno, ti dice in faccia quello che pensa.
Io ritengo che una persona così sia da apprezzare, in una società , come quella di oggi, dove ciò che conta é apparire, mettersi in mostra, sparare cazzate (ma nella maniera giusta, con i termini giusti, politically correct) ed usare terminonologie insulse, spesso mutuate dal’inglese, ma che fanno figo, destano impressione e che alla fine non vogliono dire un benemerito cazzo di niente.
Ho ascoltato diversi guru della PNL e tutti, alla fine, adottano termonologie esterofile, quasi ad impressionare la gente. Io mi domando e dico: ma porca puzzola, non si può usare dei termini italiani?
Possiamo parlere italiano, visto che siamo ancora in Italia?
Che lavoro fai? Lavoro al desk (= sono allo sportello). Sono un personal trainer (= sono un allenatore personale) Sono un personal shopper (= consulente degli acquisti). Sono brand manager di una società di counseling (minchia!).
E’ vero che l’atteggiamento fa tanto, ma prima di tutto il successo lo fa la persona.
Per finire un esempio calzante:
avvocati. Spesso vedi nei tribunali orde di avvocati che se la tirano manco fossero i numeri uno nella loro profesisone, salvo poi scoprire che sono degli azzeccagarbugli o semplicemente figli di quel noto avvocato che gli ha trasmesso la professione per diritto ereditario. Poi capita l’AVVOCATO, quello coi controcazzi, che non perde una, dico una causa manco a morire, che non dà confidenza a nessuno, veste in maniera normale, quello che ad una prima occhiata ti sembra un perdente, uno sconfitto in partenza, ma che al momento opportuno, in fatto di diritto mette in riga avvocati e giudici, zittisce le aule e manda a casa a pedate nel culo gli avversari.
Stamani ho imparato un nuovo termine dello stupidario contemporaneo: visual merchandiser.
Che sta semplicemente per “vetrinista”, o meglio “allestitore di vetrine”.
Eh, no, uno/a non è più uno/a sfigato/a vetrinista, azz é un/a visual merchandiser.
Perchè se dici vetrinista vuol dire che fai un mestiere che viene assimilato al lavoro di commessa, mentre vuoi mettere se dici che fai il/la “visual merchandiser”……
A parte l’inglesismo, che in effetti è stupido, probabilmente chi si fa chiamare “visual merchandiser” avrà un atteggiamento migliore, si proporrà meglio, e lavorerà con più impegno e professionalità .
Fa quello che in gergo si chiama “cambio di identità ”.
Non è una cosa negativa!.
Poi certo, potrebbe avere lo stesso atteggiamento, ma farsi chiamare vetrinista!
Si, certo Boss, ma io ne ho ben donde di tutto lo stupidario neologistico che serve a motivare la gente.
Purtroppo la società di oggi ne é talmente inflazionata che si rischia di giudicare qualcuno a priori, senza conoscerlo.
Magari siamo incappati in una conversazione con un tipo anonimo e con l’atteggiamento sbagliato, e lo inquadriamo come perdente. Salvo poi che lui ci ribalta come un calzino non appena la conversazione verte sugli argomenti che lui padroneggia.
Ci sono delle mezze cartucce che se la tirano manco fossero i padroni del mondo, e ci sono persone di grande valore che detestano apparire. Anzi, appena possono scompaiono.
Ma va da sé che la società di oggi tende a cretinizzare tutto e tutti, sicchè basta spararla più grossa e si viene ascoltati di più.