Sfrutta il meccanismo del capro espiatorio per portare tutti gli esecutati dalla tua parte

Historia magistra vitae.

La Storia è maestra di vita.

Me lo ripeteva sempre la maestra a scuola quando mi ostinavo a non studiare per le interrogazioni.

Non capivo il senso di dover sapere cose successe migliaia di anni fa. Che impatto potevano avere sulla mia vita?

Solo in tempi recenti, quando lo studio è passato dall’essere un dovere a una necessità, ho capito il senso di quella frase. Oggi più che mai studiando come migliorare gli strumenti da utilizzare nel saldo a stralcio, mi serve studiare i comportamenti delle persone durante i periodi storici.

La storia dà strumenti per criticare e capire il presente.

Insomma, come diceva Cicerone, la storia può rivelarsi una preziosa maestra di vita. Ma, al netto di tirate retoriche trite e abusate, che qui non interessano a nessuno, c’è di più, molto di più.

Perché la Storia è un’ottima maestra di comunicazione con gli esecutati.

Gli schemi mentali, i desideri e le paure che determinano le decisioni e i comportamenti umani non sono poi cambiati così tanto negli ultimi duemilacinquecento anni.

È questo il caso del capro espiatorio.

L’espressione Capro Espiatorio deriva dal Vecchio Testamento, dal rituale dello Yom Kippur.

Il Giorno dell’Espiazione, la comunità consegnava al Gran Sacerdote due caproni, uno per Azazel (il Demonio) e l’altro per Jahweh (Dio).

Mentre quello destinato a Jahweh veniva sacrificato in modo consueto, quello per Azazel era oggetto di una cerimonia del tutto particolare.

Una volta portato davanti al tempio, il sommo sacerdote gli imponeva le mani su capo e confessava i peccati del popolo di Israele, allo scopo di trasferirli su di esso.

A questo punto l’animale veniva affidato ad un uomo che lo conduceva nel deserto, nel regno di Azazel, e qui lo abbandonava.

Nell’Antica Grecia esisteva un rituale simile: quello del Pharmakos.

Era largamente diffuso nelle città greche e aveva lo scopo di ottenere una purificazione mediante l’espulsione dalla città di un individuo chiamato appunto pharmakos (qualcosa come “il maledetto”).

A Colofone in Asia minore, il pharmakos era scelto fra i miserabili della città e dopo essere stato nutrito e onorato a spese pubbliche per un certo periodo di tempo, in un giorno stabilito veniva frustato con rametti di fico e condotto fuori dalla città, intorno alle mura, per essere alla fine scacciato via con delle pietre.

Anche a Marsiglia, colonia del Mediterraneo Occidentale, alcune fonti latine tramandano che, quando i Marsigliesi erano colpiti da una pestilenza, uno fra i poveri si offriva spontaneamente per essere nutrito per un intero anno.

Costui poi, ornato con vesti sacre, veniva condotto in giro per la città tra le imprecazioni, affinché i mali di tutta la comunità ricadessero su di lui, per poi essere cacciato via.

Ci sono diversi criteri che guidano la selezione di una persona o come capro espiatorio, come la differenza percepita della vittima, l’antipatia che suscita o il grado sociale che ricopre.

Trovare un esecutato non è come dare la caccia alle streghe

Nel Medioevo questo fenomeno si presentava durante la caccia alle streghe.

Un considerevole contributo alla costruzione della figura della strega lo ha dato il ruolo che la donna rivestiva nella società medievale.

Per gli uomini di Chiesa la donna si identificava con Eva, la peccatrice. Era figlia del diavolo e poteva portare l’uomo sulla via della perdizione (esattamente come aveva fatto Eva con Adamo).

Diventa facile, in quei secoli bui e ignoranti, caricare di elementi negativi una creatura già di per sé così incline al peccato nell’immaginario comune.

In un mondo che doveva quotidianamente scontrarsi con carestie e malattie terribili come la peste nera, trovare un comune responsabile, un capro espiatorio, era necessario per evitare il delirio di massa.

Durante il periodo nazista era (per l’ennesima volta nella Storia) il turno degli ebrei fare da capro espiatorio.

Erano tradizionalmente malvisti in molti strati popolari per ragioni religiose e culturali e si prestavano perfettamente a simboleggiare tutto ciò che c’era di odioso, terribile e minaccioso del mondo.

Erano gli assassini di Gesù, odiati da secoli dalle comunità cristiane di tutta Europa che più volte avevano dato il via a vari pogrom sulla popolazione ebrea locale.

Era molto semplice e molto efficace dal punto di vista propagandistico. Il “nemico” della società, la causa di tutti i mali era materiale, non ideale come poteva essere il comunismo o il capitalismo. Indicando nell’ebreo il male assoluto, il regime nazista personificava l’odio per il comunismo, il capitalismo, l’internazionalismo, la modernità.

Questo univa e notificava il legame dei tedeschi nei confronti di un nemico comune su cui scaricare la colpa della terribile situazione che stava vivendo la Germania del primo dopoguerra.

Il più grande segreto mai svelato nel saldo a stralcio per ottenere la massima fiducia dell’esecutato

In tutti questi casi ti sarai accorto che esiste una sorta di schema che si ripete.

  1. La comunità vive una situazione di profonda difficoltà (pestilenza, cataclisma, guerra, crisi economica).
  2. La criticità di queste circostanze richiede l’intervento e l’individuazione di un capro espiatorio a cui dare una colpa che nessuno vuole assumersi.
  3. La comunità, riversa il male collettivo sul capro espiatorio che diventa la causa di ogni sventura.

Il comportamento di una comunità nei periodi di crisi, non è altro che la rappresentazione su larga scala di quello che avviene nella mente di ognuno di noi, quando ci troviamo in difficoltà

Quello del capro espiatorio non è altro che un modo per allontanare il senso di colpa, quel terribile peso che ci opprime e che nessuno di noi vorrebbe mai provare.

È quella sensazione di sentirti riprovevole per qualcosa che hai fatto, per qualche norma che hai trasgredita o per qualche danno reale o presunto che hai è arrecato.

Non parlo di colpa, che è cosa ben diversa, che è la trasgressione di una legge, lì si vede chi è colpevole e di cosa.

La colpa è un fatto oggettivo.

Il senso di colpa invece è assolutamente soggettivo e possono essere infiniti i motivi che lo innescano.

Come abbattere il senso di colpa che strozza gli esecutati

C’è chi si sente in colpa dopo essersi riempito lo stomaco a dismisura: non aver saputo controllare l’impulso ha messo a rischio la propria immagine corporea e la propria proponibilità sociale.

C’è chi si sente in colpa perché desidera una vita diversa, lontana dalla sua problematica famiglia di origine, da cui però sente di non potersi allontanare perché, se la lasciasse sola, non se la caverebbero.

E c’è chi si sente in colpa verso moglie e figli perché ha il conto in rosso, è pieno di debiti o non riesce a far fronte alle esigenze familiari più semplici e sente di aver tradito le loro aspettative, perché sente di non essere il marito e il padre ideale che si prende cura della famiglia.

È una sensazione orribile che nessuno vorrebbe mai provare.

Sentirsi responsabile dei propri insuccessi o dei propri fallimenti è un dolore per il quale saremmo disposti a fare qualsiasi cosa pur di smettere di provarlo.

E anche gli esecutati che si trovano con la casa pignorata e migliaia di euro di debiti sulle spalle non fuggono a questa legge.

Il senso di colpa non si può eliminare.

Si può capire, condividere, tollerare.

O deviare…

Molto spesso il senso di colpa porta alla rabbia o al vittimismo.

Rabbia di non potersela prendere con nessuno e autocommiserazione di essere la causa di tutte le proprie disgrazie.

In entrambi in casi, queste reazioni portano l’esecutato a non reagire e a rimanere in balia degli eventi.

Quando ti presenti a casa di un esecutato tieni sempre in considerazione questo elemento:

“la persona che ti sta davanti farebbe qualsiasi cosa pur di smettere di provare quel senso opprimente di colpa e tornare a respirare e ragionare lucidamente.”

Se l’intensità di queste emozioni è distruttiva, puoi incanalare il senso di colpa che il tuo esecutato prova nei confronti di una causa esterna.

Un nemico comune che è la vera causa di tutte le sue sfortune.

Il nemico degli esecutati

Può essere la banca, la crisi, la sfortuna… questo dipende dalla sua storia personale.

Ma se sarai in grado di alleviare il suo senso di colpa del tuo esecutato e trasferirlo su un terzo soggetto, avrai di fronte a te un uomo pronto a lottare.

Ma c’è di più.

Una volta che lo avrai aiutato a individuare la causa di tutte le sue disgrazie, indovina chi vorrà avere come alleato nella sua lotta?

Esatto! Proprio te!

Se impari a usare bene il meccanismo del capro espiatorio, in automatico ti trasformerai nell’alleato ideale agli occhi degli esecutati, il Robin che ogni Batman vorrebbe al suo fianco per sconfiggere Joker.

Se vuoi scoprire ogni sfaccettatura della psicologia dell’esecutato, vuoi smettere di prendere porte in faccia ogni volta che suoni un campanello e vuoi diventare un vero investitore immobiliare nel saldo a stralcio, entrando a far parte del team Stralcinsider hai una sola chance di fronte a te.

Conoscere la Psicologia dell’esecutato a 360 gradi.

Clicca qui e scopri cos’è!

William

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Historia magistra vitae.

La Storia è maestra di vita.

Me lo ripeteva sempre la maestra a scuola quando mi ostinavo a non studiare per le interrogazioni.

Non capivo il senso di dover sapere cose successe migliaia di anni fa. Che impatto potevano avere sulla mia vita?

Solo in tempi recenti, quando lo studio è passato dall’essere un dovere a una necessità, ho capito il senso di quella frase. Oggi più che mai studiando come migliorare gli strumenti da utilizzare nel saldo a stralcio, mi serve studiare i comportamenti delle persone durante i periodi storici.

La storia dà strumenti per criticare e capire il presente.

Insomma, come diceva Cicerone, la storia può rivelarsi una preziosa maestra di vita. Ma, al netto di tirate retoriche trite e abusate, che qui non interessano a nessuno, c’è di più, molto di più.

Perché la Storia è un’ottima maestra di comunicazione con gli esecutati.

Gli schemi mentali, i desideri e le paure che determinano le decisioni e i comportamenti umani non sono poi cambiati così tanto negli ultimi duemilacinquecento anni.

È questo il caso del capro espiatorio.

L’espressione Capro Espiatorio deriva dal Vecchio Testamento, dal rituale dello Yom Kippur.

Il Giorno dell’Espiazione, la comunità consegnava al Gran Sacerdote due caproni, uno per Azazel (il Demonio) e l’altro per Jahweh (Dio).

Mentre quello destinato a Jahweh veniva sacrificato in modo consueto, quello per Azazel era oggetto di una cerimonia del tutto particolare.

Una volta portato davanti al tempio, il sommo sacerdote gli imponeva le mani su capo e confessava i peccati del popolo di Israele, allo scopo di trasferirli su di esso.

A questo punto l’animale veniva affidato ad un uomo che lo conduceva nel deserto, nel regno di Azazel, e qui lo abbandonava.

Nell’Antica Grecia esisteva un rituale simile: quello del Pharmakos.

Era largamente diffuso nelle città greche e aveva lo scopo di ottenere una purificazione mediante l’espulsione dalla città di un individuo chiamato appunto pharmakos (qualcosa come “il maledetto”).

A Colofone in Asia minore, il pharmakos era scelto fra i miserabili della città e dopo essere stato nutrito e onorato a spese pubbliche per un certo periodo di tempo, in un giorno stabilito veniva frustato con rametti di fico e condotto fuori dalla città, intorno alle mura, per essere alla fine scacciato via con delle pietre.

Anche a Marsiglia, colonia del Mediterraneo Occidentale, alcune fonti latine tramandano che, quando i Marsigliesi erano colpiti da una pestilenza, uno fra i poveri si offriva spontaneamente per essere nutrito per un intero anno.

Costui poi, ornato con vesti sacre, veniva condotto in giro per la città tra le imprecazioni, affinché i mali di tutta la comunità ricadessero su di lui, per poi essere cacciato via.

Ci sono diversi criteri che guidano la selezione di una persona o come capro espiatorio, come la differenza percepita della vittima, l’antipatia che suscita o il grado sociale che ricopre.

Trovare un esecutato non è come dare la caccia alle streghe

Nel Medioevo questo fenomeno si presentava durante la caccia alle streghe.

Un considerevole contributo alla costruzione della figura della strega lo ha dato il ruolo che la donna rivestiva nella società medievale.

Per gli uomini di Chiesa la donna si identificava con Eva, la peccatrice. Era figlia del diavolo e poteva portare l’uomo sulla via della perdizione (esattamente come aveva fatto Eva con Adamo).

Diventa facile, in quei secoli bui e ignoranti, caricare di elementi negativi una creatura già di per sé così incline al peccato nell’immaginario comune.

In un mondo che doveva quotidianamente scontrarsi con carestie e malattie terribili come la peste nera, trovare un comune responsabile, un capro espiatorio, era necessario per evitare il delirio di massa.

Durante il periodo nazista era (per l’ennesima volta nella Storia) il turno degli ebrei fare da capro espiatorio.

Erano tradizionalmente malvisti in molti strati popolari per ragioni religiose e culturali e si prestavano perfettamente a simboleggiare tutto ciò che c’era di odioso, terribile e minaccioso del mondo.

Erano gli assassini di Gesù, odiati da secoli dalle comunità cristiane di tutta Europa che più volte avevano dato il via a vari pogrom sulla popolazione ebrea locale.

Era molto semplice e molto efficace dal punto di vista propagandistico. Il “nemico” della società, la causa di tutti i mali era materiale, non ideale come poteva essere il comunismo o il capitalismo. Indicando nell’ebreo il male assoluto, il regime nazista personificava l’odio per il comunismo, il capitalismo, l’internazionalismo, la modernità.

Questo univa e notificava il legame dei tedeschi nei confronti di un nemico comune su cui scaricare la colpa della terribile situazione che stava vivendo la Germania del primo dopoguerra.

Il più grande segreto mai svelato nel saldo a stralcio per ottenere la massima fiducia dell’esecutato

In tutti questi casi ti sarai accorto che esiste una sorta di schema che si ripete.

  1. La comunità vive una situazione di profonda difficoltà (pestilenza, cataclisma, guerra, crisi economica).
  2. La criticità di queste circostanze richiede l’intervento e l’individuazione di un capro espiatorio a cui dare una colpa che nessuno vuole assumersi.
  3. La comunità, riversa il male collettivo sul capro espiatorio che diventa la causa di ogni sventura.

Il comportamento di una comunità nei periodi di crisi, non è altro che la rappresentazione su larga scala di quello che avviene nella mente di ognuno di noi, quando ci troviamo in difficoltà

Quello del capro espiatorio non è altro che un modo per allontanare il senso di colpa, quel terribile peso che ci opprime e che nessuno di noi vorrebbe mai provare.

È quella sensazione di sentirti riprovevole per qualcosa che hai fatto, per qualche norma che hai trasgredita o per qualche danno reale o presunto che hai è arrecato.

Non parlo di colpa, che è cosa ben diversa, che è la trasgressione di una legge, lì si vede chi è colpevole e di cosa.

La colpa è un fatto oggettivo.

Il senso di colpa invece è assolutamente soggettivo e possono essere infiniti i motivi che lo innescano.

Come abbattere il senso di colpa che strozza gli esecutati

C’è chi si sente in colpa dopo essersi riempito lo stomaco a dismisura: non aver saputo controllare l’impulso ha messo a rischio la propria immagine corporea e la propria proponibilità sociale.

C’è chi si sente in colpa perché desidera una vita diversa, lontana dalla sua problematica famiglia di origine, da cui però sente di non potersi allontanare perché, se la lasciasse sola, non se la caverebbero.

E c’è chi si sente in colpa verso moglie e figli perché ha il conto in rosso, è pieno di debiti o non riesce a far fronte alle esigenze familiari più semplici e sente di aver tradito le loro aspettative, perché sente di non essere il marito e il padre ideale che si prende cura della famiglia.

È una sensazione orribile che nessuno vorrebbe mai provare.

Sentirsi responsabile dei propri insuccessi o dei propri fallimenti è un dolore per il quale saremmo disposti a fare qualsiasi cosa pur di smettere di provarlo.

E anche gli esecutati che si trovano con la casa pignorata e migliaia di euro di debiti sulle spalle non fuggono a questa legge.

Il senso di colpa non si può eliminare.

Si può capire, condividere, tollerare.

O deviare…

Molto spesso il senso di colpa porta alla rabbia o al vittimismo.

Rabbia di non potersela prendere con nessuno e autocommiserazione di essere la causa di tutte le proprie disgrazie.

In entrambi in casi, queste reazioni portano l’esecutato a non reagire e a rimanere in balia degli eventi.

Quando ti presenti a casa di un esecutato tieni sempre in considerazione questo elemento:

“la persona che ti sta davanti farebbe qualsiasi cosa pur di smettere di provare quel senso opprimente di colpa e tornare a respirare e ragionare lucidamente.”

Se l’intensità di queste emozioni è distruttiva, puoi incanalare il senso di colpa che il tuo esecutato prova nei confronti di una causa esterna.

Un nemico comune che è la vera causa di tutte le sue sfortune.

Il nemico degli esecutati

Può essere la banca, la crisi, la sfortuna… questo dipende dalla sua storia personale.

Ma se sarai in grado di alleviare il suo senso di colpa del tuo esecutato e trasferirlo su un terzo soggetto, avrai di fronte a te un uomo pronto a lottare.

Ma c’è di più.

Una volta che lo avrai aiutato a individuare la causa di tutte le sue disgrazie, indovina chi vorrà avere come alleato nella sua lotta?

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